venerdì 27 dicembre 2013

"Elogio D'Abruzzo - Genesi della Follia" al Museo Barbella di Chieti

Oggi alle ore 18 presso il Museo Barbella di Chieti si terrà il reading musical-teatrale “Elogio D’Abruzzo - Genesi della Follia” di Luciano Emiliani, con i Casi Clinici (Luca Breda e Luca Ciarciaglini), Libera Candida D’Aurelio (voce) e Daniele Fratini (chitarra).
L’opera si basa sulla rielaborazione degli eventi mitologici legati alla terra d’Abruzzo, in particolare del Gran Sasso e della Maiella, e la fusione del mito della follia dell’opera di Erasmo da Rotterdam.
Si vuole così valorizzare il territorio e la tutela ambientale incentivando così anche il turismo locale. La Madre Maiella ci fa giungere la sua voce attraverso sua figlia, la follia: spirito puro, lontano da ogni estremismo, aperta e tollerante, animata da slanci di entusiasmo e positiva generosità. La sua voce elogia la Terra d’Abruzzo, come isola fortunata dove l’uomo può vivere in armonia con la natura, curandola per riscattarne il valore originale di paradiso terrestre.
Luciano Emiliani è un artista poliedrico: da vent'anni si occupa con grande intensità e passione di pittura, trucco, letteratura e teatro.

Fra le sue ultime produzioni ricordiamo la declamazione in pubblico dei Canti dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri con la mostra composta di dieci opere pittoriche, olio su legno da lui realizzate, dove sono rappresentate le varie scene dell'Inferno e dei Canti declamati. Ha pubblicato il libro "Dalle Ombre alle Stelle” ed ha messo in scena più volte lo spettacolo "Elogio d'Abruzzo genesi della Follia" da lui scritto, diretto ed interpretato.
Al Museo Barbella sarà proposto però in una veste più particolare, grazie appunto alla presenza dei Casi Clinici, Libera Candida D’Aurelio e Daniele Fratini.
Lo spettacolo è inserito nella programmazione degli eventi natalizi teatini del Comune di Chieti. “
È un elogio dell’Abruzzo, terra dove sono nato – esordisce Luciano Emiliani - Sono vissuto tra il mare e la montagna. Non conoscevo la preziosità di un territorio come il nostro: andando poi a vivere a Milano per un anno circa mi sono reso conto della reale bellezza dell’Abruzzo. Avevo già in mente di parlare bene della mia terra e delle sue potenzialità. Ho iniziato così a scrivere un testo in cui descrivevo il mio percorso all’interno del nostro territorio elogiandolo: Ortona, Vasto, San Vito per il mare e poi la Majella per la montagna (Cascate di San Giovanni, Pennapiedimonte). Questi luoghi sono stati sacri in tempi antichi e lo sono anche oggi: ad esempio il roccioso Torrione di Pennapiedimonte attualmente è ancora identificato con la Dea Maja. Noi abruzzesi dovremmo recuperare queste bellezze”.
“Quando ho finito al stesura del testo mi sono accorto di aver fatto una sorta di poesia enciclopedica - continua Emiliani - che elenca cioè anche le varie rarità presenti in Abruzzo, come ad esempio la farfalla Parnassius Apollo (mi piace sottolineare che da noi è possibile trovare 116 specie di farfalle diurne). Attraverso l’enfasi teatrale ho cercato di dare un dato enciclopedico che altrimenti sarebbe stato tedioso.
Il mio è un “non libro”: non fa stare comodo il lettore, quest’ultimo deve interpretare ciò che legge con la stessa enfasi con cui si farebbe in teatro. I ragazzi dei casi Clinici hanno abbracciato questo progetto con grande entusiasmo”.
“Libera Candida D’Aurelio proporrà tre brani tipici abruzzesi – spiega Luca Breda dei Casi Clinici - Il chitarrista Davide Fratini ci accompagnerà durante il volo nel reading che terremo”.
Luciano Emiliani entra nel merito del suo libro che porterà in scena al Barbella: “Ha un cuore, è la mia elaborazione del mito di Maja ed Ermes. La favola che ci è arrivata descrive la loro fuga ed il naufragio nella zona dell’ortonese, Ermes muore e viene seppellito sul Gran Sasso. Maja muore di crepacuore per la perdita del figlio e sarà sepolta sulla montagna che prenderà il suo nome, Majella. A me non è piaciuta questa fine: Ermes è una divinità molto potente nell’Olimpo, non può morire. Allora volevo trovare una soluzione a questo finale. Mi dispiaceva anche veder morire Maja di crepacuore, era una tragedia un po’ troppo forte. Ho ripreso il mito impiegando quattro anni a trovare la soluzione a questo mio dilemma: come potevo far rimanere Ermes sul Gran Sasso? Ho avuto un’illuminazione agostiniana in una specie di sogno. Mi sono fatto poi aiutare anche da esperti come la poetessa Marilia Bonincontro, Mirella Corsini e Pina Allegrini.
Ho deciso di prendermi una licenza poetica: non faccio morire Ermes, per portare avanti la storia, ordino a lui di rimanere ferito per un attimo e, per ingannare l’infausto fato (Ermes è la velocità, l’ironia e l’inganno), di addormentarsi in un felice sonno depositandosi così sulle cime del Gran Sasso dove tuttora rimane il suo corpo, ma non la sua anima che attraverso il respiro del vento continua la sua olimpica esistenza.
Ermes vedrà Maja soffrire sulle coste abruzzesi. A cosa mi serviva mantenerlo in vita? Perché faccio incontrare Plutone e Maja (Ermes è anche lo psicopompo, colui che porta le anime dei morti nell’Ade). Plutone non esce facilmente dall’Ade, lo fa solo per buone ragioni. Ermes chiede a Plutone di soccorrere Maja, lui accetta, ma per sincerarsi che le cose potessero andare per il meglio, chiede anche la complicità di Cupido pregandolo di scagliare la freccia, lui lo fa: Plutone, appena prende la mano di Maja, si innamora sulle nostre montagne. Il 13 maggio nasce un personaggio da Maja e Plutone che è la follia di Erasmo da Rotterdam. Ecco spiegato nel titolo “genesi della follia”: la follia nell’elogio di Erasmo da Rotterdam nasce da Plutone e la ninfa Neotete. Io ho semplicemente messo Maja al posto della ninfa, altra licenza poetica. Nasce così la fusione fra l’elogio della follia di Erasmo da Rotterdam ed il territorio abruzzese: succede tutto nei pressi della Grotta del Cavallone, nella Grotta del Bue. La follia si vestirà da guardia parco per elogiare il luogo in cui è nata”.
Importante è, come detto, l'aspetto enciclopedico dell’intera opera: “Il lavoro vuole valorizzare il territorio abruzzese ed incentivare anche il turismo nella nostra regione – conclude Emiliani - Cerco di scendere nei particolari della nostra regione, inseriti però nella storia. Io sono la follia, mi faccio un volo dall’alto, vedo il Gran Sasso, la Majella, il Monte Sirente ed il Monte Velino, mi tuffo verso le Grotte di Stiffe e in questo mio viaggio faccio un elenco di tutte le bellezze e rarità che abbiamo in Abruzzo. I Casi Clinici che mi accompagneranno in questa serata al Museo Barbella intervengono proprio in questo volo. Inizialmente era un monologo: la prima edizione fu fatta nel 1999 all’Auditorium dell’Università perché questo progetto fu garantito dall’Adsu e dalla Professoressa Eide Spedigato. In definitiva era la tesi che avrei dovuto fare con il Professor Iengo che poi purtroppo è morto. Grande è stata lei che non si è risparmiata nell’aiutarci”.

Piero Vittoria

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