
Invero, le scuole - paritarie e accreditate - gestite dall’associazione svolgevano una mera attività commerciale con fini di lucro attraverso l’occultamento all’erario di una massa imponibile pari a circa 250.000 euro, recuperata a tassazione. Le attività investigative hanno permesso, altresì, di riscontrare l’impiego irregolare del personale scolastico docente e ausiliario che ha lavorato nelle strutture scolastiche, senza regolare assunzione. Sono state segnalate le relative posizioni alla competente Direzione territoriale del lavoro per il giusto inquadramento normativo. Nel passato, la scuola era stata già condannata per utilizzo di personale “in nero”. Gli ulteriori approfondimenti indagativi hanno evidenziato la quasi totale mancanza dei requisiti previsti dalla normativa per il riconoscimento della parità scolastica, nonché dell’accreditamento delle strutture, riconoscimenti che danno diritto ad accedere ai contributi pubblici erogati dal MIUR e dalla Regione Abruzzo per la gestione delle scuole ed il miglioramento dell’offerta formativa.
La trasversalità delle investigazioni, nel settore della spesa pubblica, ha permesso, inoltre, di individuare comportamenti illeciti più complessi mediante ottenimento di contributi pubblici indebiti per circa 185.000 euro. Dell’accaduto sono stati informati sia la Procura Regionale della Corte dei Conti nonché gli Enti erogatori dei contributi al fine di procedere al recupero di quanto illecitamente percepito dalle strutture e, contestualmente, alla revoca dei riconoscimenti concessi. In conseguenza di quanto sopra sono state deferite all’Autorità Giudiziaria, a vario titolo, 13 persone, tra le quali i gestori dell’associazione e i Funzionari Pubblici preposti alla vigilanza in merito alla regolarità della gestione delle scuole.
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