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Chiaro dunque lo spirito che aleggia nel disco. È proprio il buon sano hard rock metal “old style”, quello di matrice 80s, il grande protagonista: tante le influenze presenti, dai Motley Crue fino ai Poison ed i Judas Priest, ma soprattutto una personalità e una voglia di osare che va contro ogni regola di mercato odierna, quel guardare al passato con il coraggio di chi ha voluto mettere nella propria musica le passioni con cui è cresciuto. “Let Freedom Rock!” contiene dieci tracce adrenaliniche in cui la parola rock scorre a fiumi: vanno ascoltate dall’inizio alla fine con lo spirito di chi sa a cosa va incontro… il buon sano rock, quello che oggi è veramente raro da trovare nelle band giovani. La personalità, come detto, non manca ai cinque ed emerge tutta in questo album di debutto: canzoni come “Rockrider”, “Whisky ‘n’ Roll”, “Rock never dies” hanno un impatto fortissimo e già promettono scintille nei live. Gli Impulse si presentano nella classica line up rock: Daniele Di Caro (guitar), Fabio Cat Magrone (Guitar), Ayrton Glieca (bass), Luca Ienni (vocals) e Federico Kramer Di Santo (drums). Il disco, pubblicato dalla Music Force, è stato presentato allo Stammtisch Tavern di Chieti Scalo la scorsa settimana. Abbiamo intervistato in esclusiva la band.
- Come ha origine la vostra passione per il rock e come nascono gli Impulse?
(A) “La band è stata fondata da me e Fabio Cat, attuale chitarrista. Com’è nata la passione per il rock? Non so dirlo in realtà: le passioni si accendono in un modo che non si può descrivere. Il primo pezzo metal che ho ascoltato è stato “Afraid to shoot strangers” degli Iron Maiden. Io odiavo il metal stesso, poi mi hanno spiegato che non era nulla di ciò che pensavo e sentendo questo brano mi sono innamorato del genere.
In ordine di tempo nel gruppo sono poi arrivati Kramer Di Santo alla batteria e, per trovare chitarrista e cantante ci abbiamo messo più tempo. Persone brave in giro ce ne erano, ma bisognava andare anche d’accordo a livello umano ed artistico. Non riesco ad immaginare una formazione migliore di quella attuale. L’ultimo ad essere arrivato è Luca: ora il gruppo è coeso, ci troviamo benissimo a suonare insieme”.
- Il titolo del disco è emblematico: “Let Freedom Rock!”. Partiamo dalla canzone che lo apre, “Rockrider” che è quasi un “manifesto”.
(L) “Lo chiedi alla persona giusta perché “Rock Rider” è il nome della mia bicicletta: ho voluto semplicemente inneggiare alla mia bici non come strumento, ma alla voglia di libertà che ti può dare, quella voglia di uscire fuori a prendere aria, di spaccare il mondo, di sudare. Ho voluto unire tutto questo alla carica adrenalinica che ti dà il rock: mi sono permesso la libertà di scrivere di getto un brano su una persona che trasmette agli ascoltatori le emozioni che dà appunto la musica o anche una semplice passeggiata sulla mia “Rock Rider” “.
- “Whisky’n’Roll” è un brano che più degli altri forse riesce a caratterizzare il genere che suonate…
(K) ”Abbiamo voluto unire il connubio che anche il metal o rock ha con l’alcool. Il testo parla di un bisogno di evasione”.
(A) “Da cos’è data questa voglia di evasione? La maggior parte dei problemi è creato agli uomini dalle donne, quindi si ricorre ad altro (parte una fragorosa risata generale)”.
(K) “La musica appunto come evasione, perché ti fa innalzare alienandoti dalla realtà: qualsiasi persona si potrebbe identificare nel personaggio di cui parliamo nella canzone”.
(L) “Mi è stato raccontato pochi giorni fa che il brano è stato scritto durante il tragitto per andare a suonare”. (A) “Mi piace raccontare proprio l’aneddoto, approfittando per salutare il nostro primo cantante, Raffaele Castellucci, attuale singer dei Fall Out, con il quale fu scritta la prima versione di “Whisky ‘n’Roll”. È nata durante un litigio fra me e Fabio Cat. Daniele ci ha interrotto facendoci sentire un riff. Il pezzo parla di una storia che viviamo tutti prima o poi, una delusione amorosa , che ci porta a riscoprire il divertimento con gli amici e la musica ed ogni tanto anche un whisketto!”.
- “I had a dream” è una bella ballata che spezza un po’ le atmosfere decisamente rock del disco … (L)“ Questa è una creatura di Daniele, sia dal punto di vista musicale che lirico, ma soprattutto personale. Si possono vivere dei momenti in cui si riflette sulla propria vita ed esistenza. Uno ha magari un sogno da realizzare, ma molto spesso riesce a realizzarlo. È un brano autobiografico in cui Daniele ha voluto mettere le sensazioni che, in un momento particolare della sua vita, ha provato. Nelle sonorità del disco c’entra pochissimo e dunque spezza il filone che abbiamo seguito. Questo non è un vero e proprio concept album, per cui ci siamo potuti permettere di spaziare: abbiamo azzeccato la tematica, litigando anche su come disporre l’ordine dei brani”.
(A) “La tematica si capisce dal nome del disco, poi leggendo tutti i titoli delle canzoni la parola rock ricorre molte volte”.
- Perché la parola rock vi intriga così tanto?
(A) “Suggerisco di leggere questa domanda insieme alla copertina del nostro album: a parte la citazione al futurismo, arte italiana, in realtà si vede la nostra città in cui tutto è molto “apparenza”, ordinato. Noi arriviamo come un aereo (quello che si vede appunto sulla cover) non a voler distruggere, ma a dare una scossa a questo ordine che è perbenismo”.
(L) “Il rock nella storia è stato proprio questo, una spallata: tutta la musica “precisa” che circolava in quel preciso momento storico, è stata un po’ rivista e questo sentimento di innovazione e futurismo è stato messo nel rock. Questo è il modo in cui abbiamo voluto incidere il nostro album, uscendo cioè dagli schemi, senza essere troppo originali, ma facendo qualcosa che sconvolgesse le abitudini musicali di oggi. Tornare ogni tanto alle origini fa bene. Abbiamo fatto un disco come si faceva una volta: irrompendo nella scena in maniera semplice. Ho scoperto che Rock’n’Roll significa “rullare e fottere” che era il modo in cui si viveva fra i neri all’epoca, poi il rock ha una storia infinita”.
(A) “Si può chiamare arroganza o energia la nostra, ma ci sta anche questo! Il rock non è un genere musicale, ma uno stile di vita: non vuol dire che sia una cosa per forza scorretta, ma semplicemente sapersi anche divertire e concepire il tempo non sprecandolo. Non abbiamo fatto un disco commerciale, siamo andati controtendenza”.
- Cosa rispondete a chi vi ha detto che non siete originali?
(L)“ Accettiamo le critiche costruttive, se poi invece se sono dettate dalle differenze sono totalmente vuote: ben vengano proprio le differenze, perché la musica deve essere un’esplorazione di tante strade diverse, dove alcune si incontrano. L’ultimo disco che ho ascoltato, tanto per ribadire questo concetto, è “Made in Italy” dei No More Fear, gruppo emergente abruzzese death metal, lontano dal nostro genere.”
(A) “La ricerca dell’originalità è diventata ossessiva negli ultimi anni. Come si fa ad essere originali pretendendo di esserlo? Non ci si può imporre di essere originali a priori. Non pretendiamo di esserlo, ma vorremmo solo piacere ai cultori del genere”.
- La grafica del disco è particolarissima...
(A) Abbiamo assoldato un’artista di Ortona, Sabrina Marengo, non ho parole per descrivere il risultato finale. Abbiamo dato delle idee che lei ha interpretato. Noi avevamo in mente un’altra resa grafica, ma lei, come ogni artista, ha una personalità e dunque abbiamo voluto realizzare una sorta di scambio che è stato veramente fruttuoso. Io ho solo completato il lavoro”.
- Si dice che siate una band dalla forte resa live: cosa si deve aspettare chi vi viene a vedere? (K)“Nella scaletta proporremo delle cover che si ispirano alle nostre influenze musicali, ma non ci si deve attendere la classica canzone famosa delle band famose, ma scelte più ricercate. Porteremo cover suonate con energia anche con un tocco nostro, non una semplice riesecuzione del brano. Ovviamente ci sarà tanto coinvolgimento: anche quando suoneremo in un locale con i tavoli andremo a prendere le persone!”
(A) “Luca è l’anticover, è ovvio però che avendo solo un disco proponiamo anche canzoni di altri, ma il compromesso nel gruppo è stato distinguersi appunto nella scelta delle cover: faremo anche brani di band come Accept, Saxon o Anvil. Faremo così finché ovviamente non avremo uno spettacolo con tutti nostri pezzi”.
- Com’è andata la serata di presentazione allo Stammtisch? Che accoglienza avete trovato?
(A) “Riassumere le tante ed enormi emozioni che ti regala una serata live come questa è semplicemente impossibile. Non credo avremmo potuto immaginare un debutto migliore per “Let Freedom Rock!”. Siamo soddisfattissimi, non tanto della nostra performance, visto che riteniamo che si possa sempre migliorare, ma della risposta della gente che è stata incredibile! I fans sono veramente la nostra benzina e, finché ci saranno loro, noi continueremo a gridare: Rock never dies!”
Piero Vittoria
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